04 febbraio 2009

La chiamavano Malinconia

Ho frequentato per cinque anni la scuola primaria (ai miei tempi si chiamava ‘scuola elementare’) ‘G. Falcone’, in via Padre M. Accolti Gil, n. 2 della mia città, Conversano. Ricordo che avrei fatto qualsiasi cosa pur di ‘scappare’ da quelle mura grigie troppo strette per i miei gusti. Ero felice quando si usciva nel grande cortile. Addirittura ero felice quando la maestra mi cacciava fuori dall’aula. Tutte quelle ore seduta su quella sedia mi facevano esasperare. La maestra (unica e sola) era una signora bassa, magra, con i capelli bianchi ben pettinati, la faccia rugosa, che qualcuno chiamava “mamma”. A me non è mai successo! Ma ricordo che le faceva molto piacere. Era una donna severa e dolce al punto giusto. Erano altri tempi: ‘lo schiaffo era legale’. Io indossavo un grembiule bianco, un po’ corto di maniche. Ma cosa accadeva nel mondo mentre io frequentavo le scuole elementari e giocavo con la mia amata Barbie? Su Wikipedia leggo che Margaret Thatcher viene rieletta primo ministro del Regno Unito, Ronald Reagan diviene per la seconda volta Presidente degli Stati Uniti, Michail Gorbaciov diventa presidente dell’Unione Sovietica, scoppia un reattore nucleare a Chernobyl, si scopre il buco dell’ozono su l’Antartide… Perché sono stata assalita da questi ricordi? Forse provo un senso di nostalgia? Con Facebook mi accorgo che questa strana malinconia non assale solo me, ma tanta altra gente che tramite internet cerca di ritrovare vecchi compagni di scuola o cerca di riallacciare rapporti persi e dimenticati negli anni. Ma quanto durerà ancora questo momento di euforia e questa sfida a chi ha più ‘amici’? È inutile prenderci in giro: ad un certo punto si sente il desiderio di vivere, vivere e vivere, senza scheletri che rispuntano dal passato… o dal mondo virtuale.


Luca Carboni. La malinconia


La malinconia ha le onde come il mare ti fa andare e poi tornare...

Ti culla dolcemente.
La malinconia si balla come un lento la puoi stringere in silenzio

e sentire tutto dentro.
E' sentirsi vicini e anche lontani

è viaggiare stando fermi
è vivere altre vite
è sentirsi in volo dentro gli aeroplani sulle navi illuminate
sui treni che vedi passare
ha la luce calda e rossa di un tramonto
di un giorno ferito che non vuole morire mai...
Sembra quasi la felicità, sembra quasi l’anima che va.
Il sogno che si mischia alla realtà
puoi scambiarla per tristezza, ma è solo l’anima che sa
che anche il dolore servirà
e si ferma un attimo a consolare il pianto
del mondo ferito che non vuol morire mai
e perdersi tra le dune del deserto, tra le onde in mare aperto
anche dentro questa città...
E sentire che tutto si può perdonare, che tutto è sempre uguale,
cioè che tutto può cambiare
è stare in silenzio ad ascoltare e sentire che può essere dolce
un giorno anche morire
nella luce calda e rossa di un tramonto
di un giorno ferito che non vuole morire mai.
Sembra quasi la felicità, sembra quasi l’anima che va.

4 commenti:

Mestolo e Paiolo ha detto...

Da qualche anno questo sentimento, qualche volta, assale anche me.
Un abbraccio

Giuseppe Bovino di Borbone ha detto...

Tesoro devo venire a Conversano per farti sorridere?

maria rosaria ha detto...

a me piace qella nostalgia malinconica che ogni tanto mi assale, è una maniera di vivere anche quella di riportare alla memoria situazioni lontane e passate. sono d'accordo sul non ricorrere a facebook per ricontattare vecchi "amici", mi sembra effimero e poco intenso; per quelli che lo sono rimasti - amici- uso il telefono.

Luciano ha detto...

Maria Rosaria io penso che proprio nel momento in cui come dice Caterina si torna con la mente al passato si sente l'esigenza di andare a ritrovare qualche vecchio amico del quale si è perso ogni traccia. Senza un numero di cellulare trovare i vecchi e veri amici è impossibile.
L'importante secondo me è non esagerare.
Un saluto a tutti